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Una bolla d’acqua per sfidare la crisi idrica

2012, Etiopia. L’idea è dell’architetto Arturo Vittori.

Un self made, come dice lui, per trovare una fattiva soluzione al problema della scarsità di acqua potabile.

Warka Water è il nome del progetto. Nel dettaglio si tratta di una torre che cattura l’acqua potabile dall’aria.

 

In collaborazione con l’Università di Addis Abeba, la prima sperimentazione avviene nel nord-est dell’Etiopia, nel piccolo villaggio di Awra Amba, la cui economia è basata sull’artigianato tessile. Si tratta di un paesaggio prevalentemente agricolo, costituito per lo più da altopiani.

Il processo alla base è quello di raccolta dell’acqua per condensazione.  Lo spunto? Un piccolo insetto, la stenocara, l’unico in grado di sopravvivere nel deserto.

Di giorno vive sotto la sabbia, di notte quando le temperature lo consentono esce fuori. Posizionato a 35°, con le zampette alzate, raccoglie l’acqua per condensazione che, grazie alla giusta inclinazione, scivola per essere assimilata. In tale maniera, essendo l’acqua ricca di iodio e di altri elementi, il piccolo insetto è in grado di sopravvivere 7/8 mesi, anche senza cibo.

Anche la pelle di questo insetto, essendo idrorepellente, è stata studiata come materiale per creare la struttura.

Una seconda realizzazione, più evoluta, viene proposta da Vittori a Venezia.

Una torre alta 9 m, costituita da una struttura reticolare a maglia triangolare, realizzata in materiali naturali tipici dell’Etiopia, come il bamboo ed il giunco. Il peso è solo di 60 gr, una struttura, quindi, facilmente, sollevabile e posizionabile da pochi abitanti del posto.

All’interno un tessuto speciale, adibito alla raccolta d’acqua per condensa.

In condizioni climatiche come quelle dell’Etiopia, questo tipo di struttura è in grado di raccogliere a notte 100  litri di acqua potabile.

Stando a questi numeri, si stratta senza dubbio di un progetto di grande valore, soprattutto sociale.

Un’idea che potrebbe modificare la vita stessa delle comunità locali che avrebbero nuove possibilità di riorganizzare il proprio tempo e le proprie attività.

I bambini non dovranno più compiere lunghi cammini con le proprie madri alla ricerca d’acqua. Quel tempo potrebbe, invece, essere impiegato per lo studio.

Il Warka Water diventerebbe una sorta di centro del villaggio, un luogo di ritrovo e condivisione della vita.

Per info:  http://www.architectureandvision.com/

 

 

 

N.B. immagini tratte dal web e dal sito sopra indicato

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